The Tragedy of Macbeth – recensione a confronto con l’opera (SPOILER)

Joel Coen, fratello di Ethan Coen, ci presenta la sua prima pellicola da regista singolo, ovvero The tragedy of Macbeth. Il film è disponibile sulla piattaforma Apple TV + ed è una nuova trasposizione dell’opera di Shakespeare Macbeth. Oggi andremo ad analizzare la pellicola, mettendo in seguito a confronto con l’opera di riferimento.

Questa recensione conterrà spoiler, quindi, lettori avvisati mezzi salvati. Cominciamo!

Siamo rimaste incantate dalla bellezza e cura per le inquadrature, abbiamo notato la predilezione di Coen, almeno in questo suo primo prodotto, per le voyeuristice, tra le tecniche che noi preferiamo a livello di ripresa.

I personaggi sono i veri protagonisti di questa pellicola. Riprendendo un’impostazione teatrale, l’ambiente risulta quasi inesistente: Pareti immense e spoglie, soffitti mancanti, spazi aperti con pochi dettagli se non quelli necessari per le scene. Molto interessante, trasmette una freddezza e inquietudine che arricchisce questa pellicola, dato che tratta di morte e assassini questa scelta riprende la freddezza, appunto, dell’atto e della natura di questi gesti.

Complimenti a tutti gli attori, tranne uno (tra poco ci arriviamo), che hanno trasmesso allo spettatore un lato più umano, introspettivo dei personaggi, con fragilità, paure, vizi e difetti. Hanno reso i personaggi più tridimensionali rispetto a quelli che incontri nell’opera di riferimento.

Veniamo a riflettere ora su quanto questa pellicola abbia rispettato o meno la tragedia shakespeariana. Al livello di storia, i due prodotti coincidono quasi del tutto, un dettaglio che abbiamo notato è stato il fatto che nel film rendono palese il tradimento di Ross, mostrato come un assassino, che ha condotto alla morte Banquo ma risparmiando suo figlio che, date le profezie, dovrebbe un giorno diventare Re. Potrebbe darsi che Ross voglia proteggerlo o aiutarlo nel suo cammino, ma questo non ci è dato saperlo.

Risulta assente il personaggio di Ecate, dea padrona delle Sorelle Fatali che, seppure non aggiunga molto al testo di Shakespeare, da all’opera una seconda chiave di lettura mitologica e volendo anche pagana che risultava interessante. Riguardo alle streghe, l’attrice Kathryn Hunter presta il volto a tutte e tre, supponiamo dato che inquadrano sempre e solo il suo viso lasciando quello delle sorelle in ombra. Ha fatto un ottimo lavoro, sia a livello fisico che scenico e abbiamo adorato la ripresa in cui la strega principale viene specchiata nell’acqua, dove chiaramente ne vediamo due di riflessi (a simboleggiare le altre due sorelle) e con una folata di nebbia da una divengono tre figure corporee. Bellissimo, questa si che è arte.

Passando ad un argomento più macabro ma altrettanto interessante, la morte di Lady Macbeth nel libro non viene mostrata ma ci fanno intendere che sia stato un suicidio. Nel film viene invece mostrato chiaramente che la Regina si è buttata giù dalle scale, trovando la sua morte.

Altri dettagli che nel film vengono mostrati, ma nel libro no, sono: l’esercito di Malcolm che sratica dei rami dagli alberi che verranno poi usati per emulare il famoso bosco in movimento che il servo noterà in seguito, le foglie che entrano dalla finestra del castello di Macbeth a simboleggiare l’arrivo dei nemici, l’atto di tagliare la gola ai soldati già morti da parte di Macbeth per dimostrare che li ha uccisi in quel momento e che erano i veri artefici della morte del Re ( forse buco di trama dato che Macduff entra nella stanza prima che questo atto venga commesso e avrà sicuramente notato i corpi a terra) etc…

Aggiunta molto interessante è stato lo sguardo quasi vigile, per noi e per il medico e la dama di compagnia, di Lady Macbeth ritenuta assorta nel suo sonno. Quell’occhiata dopo aver detto “a letto” una seconda volta, sembra quasi rivolgersi ai due che hanno assistito alla scena fino a quel momento, quasi a fare intendere che li ha percepiti in qualche modo, oppure no. Davvero bello.

A concludere il confronto abbiamo notato una grande mancanza a livello di scrittura di un personaggio nello specifico. Come avevano annunciato prima, un attore, non per causa sua sicuramente, non ci ha trasmesso le stesse emozioni che invece i suoi colleghi ci hanno fatto arrivare. Stiamo parlando di Harry Melling che interpreta Malcolm. Nel libro il figlio di Sir Duncan/Re Duncan è valoroso, intrepido, accecato quasi dalla furia assassina e di vendetta che lo spinge a reclamare il suo trono, qui sembra quasi schiavo degli eventi e molto immaturo e piatto rispetto alla sua controparte cartacea e questo ci è dispiaciuto davvero molto. Davvero un’occasione mancata.

Grazie di aver letto questo articolo, alla prossima recensione!

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