Being the Ricardos – Quando Sorkin perde il ritmo

Sorkin ha sempre avuto uno strano interesse per lo scandalo, anzi, forse ha sempre visto con fascinazione quelle vicende da caccia alle streghe; e ciò è evidente nelle storie che ha scelto di raccontare nella sua parentesi cinematografica (nonostante questa sua inclinazione sia riflessa anche nella sua carriera televisiva). In un modo o nell’altro, finisce sempre per focalizzarsi sulle storie di quelli che sono accusati di qualcosa, utilizzando le ostilità verso i suoi protagonisti come propellente per svelarli al pubblico progressivamente, in tutte le loro sfaccettature.

Stavolta, lo sguardo di Sorkin si è posato su Lucy Ball e Desi Arnaz, protagonisti di I Love Lucy, programma di punta degli albori della tv americana e prototipo di tutte le sitcom. La storia dei due, coppia sul lavoro e nella vita, viene passata al microscopio durante una settimana di riprese dello show in cui le insinuazioni dei giornalisti pendono sui due attori: Desi accusato di tradire sua moglie e Lucy tacciata di essere comunista negli anni delle liste nere di Hollywood. Sorkin struttura tutto sfruttando i tempi delle realizzazione di un episodio della sitcom, partendo dalla lettura del copione fino alla registrazione con pubblico in studio, nell’arco di una singola settimana. E, se questo da un lato rappresenta un’ottima opportunità per svelare il dietro le quinte di una delle prima serie tv mai realizzate, dall’altro potrebbe essere rappresentare uno dei problemi maggiori del film.

Nonostante il massiccio lavoro di introspezione sui personaggi e una brillante interpretazione da parte dei protagonisti, l’impressione è che il film non trovi mai davvero il ritmo giusto. Tutto procede per segmenti mal collegati tra loro e tenuti insieme da improvvisi e brevi rimandi agli scandali che gravavano sulla coppia che, però, alla fine hanno avuto la sola funzione di mettere in moto la vicenda, per poi essere abbandonati fino alle ultime battute del film, portando ad una conclusione immediata e priva di soddisfazioni per lo spettatore.

Queste pressioni esterne mettono allo scoperto i dubbi dei personaggi, che però poi esplorano le loro incertezze seguendo percorsi che il pubblico non riesce a comprendere fino in fondo. Questo finisce per penalizzare l’empatia che proviamo nei loro confronti, che resta tentennante per tutta la durata del film.

Alla fine, in questo film Sorkin si riconosce a malapena, quando anche la sua migliore capacità, quella di saper regalare un ritmo trascinante ad una storia, sembra perdersi tra la crisi Lucy e Desi.

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